DISTRIBUTORE ASTEROIDALE DI ACQUA POTABILE CERCASI

E’ ormai noto il successo della missione della sonda Rosetta che si trova in orbita attorno alla cometa 67P Churyumov/Gerasimenko, ma il tempo dell’esultanza del successo, ha ora lasciato il posto alla ricerca scientifica. Una delle analisi in programma per Rosetta, era osservare e valutare la presenza di acqua sulla cometa, determinandone l’esatta composizione. Questo tipo di ricerca racchiude la sua importanza in una domanda fondamentale: cosa ha reso possibile la formazione degli oceani sulla Terra? A cosa si deve un tale apporto d’acqua sul nostro pianeta?

La 67P Churyumov Gerasimenko - Credits: ESA
La 67P Churyumov Gerasimenko – Credits: ESA

Le comete sono state sempre ottimi candidati per questo tipo di “distribuzione” a domicilio o almeno così si pensava fino a quando la sonda Giotto nel 1986, passando a poco meno di 600 km dal nucleo della cometa di Halley, non raccolse dati che fecero capire che comete come questa non potevano aver portato l’acqua sulla Terra. La zona di provenienza della Halley (la Nube di Oort) risultò così inadeguata per la provenienza di questi preziosi “distributori”. Ci si concentrò allora sulle comete più vicine, che provenivano dalla Fascia di Kuiper o addirittura la famiglia delle comete gioviane di cui la 67P è membro.

Dettaglio sulla 67P - Credits: ESA
Dettaglio sulla 67P – Credits: ESA

Ma l’acqua presente sulla Churyumov/Gerasimenko è risultata pesante, diversa da quella che abbiamo sul nostro pianeta. Il rapporto fra deuterio (o anche idrogeno pesante per la presenza di un neutrone in più nel nucleo di idrogeno) e idrogeno, risulta essere tre volte più alto rispetto a quello dell’acqua terrestre. La risposta alla nostra domanda, quindi è che resta solo un tipo di corpo celeste che potrebbe essere stato in grado di portare sulla Terra la nostra acqua: gli asteroidi, dato che la Halley prima e la Churyumov/Gerasimenko adesso, hanno escluso le comete come fornitori ufficiosi.

Dettaglio sulla 67P - Credits: ESA
Dettaglio sulla 67P – Credits: ESA

Cosa significa che l’acqua della 67P è pesante? Per semplificare il tutto, si potrebbe dire che il deuterio presente sulla cometa è maggiore rispetto alla “firma” inconfondibile dell’acqua terrestre. L’acqua pesante si trova naturalmente mescolata all’acqua normale in quantità di circa 1 parte su 20 milioni di molecole di acqua normale. Dato che l’acqua pesante…pesa di più …tende a depositarsi sul fondale degli oceani. Questo tipo di acqua è stato dimostrato che in alte concentrazioni (90%) uccide pesci e girini; se somministrata ai mammiferi in alte concentrazioni (maggiori di quella riscontrata sulla 67P), porta alla deuterizzazione dell’acqua presente nel corpo e se il tasso supera il 25%, può sopraggiungere la morte in una settimana per avvelenamento.

Dettaglio sulla 67P - Credits: ESA
Dettaglio sulla 67P – Credits: ESA

L’unica cometa che per ora ha dato un esito compatibile con quello dell’acqua presente sulla Terra, è la Hartley 2, che venne analizzata dal telescopio dell’ESA Herschel; questa cometa, sita nella Fascia di Kuiper, fece pensare che la vicinanza favoriva la presenza di acqua “buona”, infatti le basse temperature che si possono riscontrare nella Nube di Oort, possono favorire la formazione di ghiaccio con alta concentrazione di deuterio.

(Fonte: media.inaf.it )

Varie ed eventuali.

1. Metano su Marte. Il metano su Marte era già stato osservato, quindi la sua presenza non è una novità per i ricercatori; la notizia è però importante, perchè mentre prima il metano era stato osservato solo dalla sonda ESA Mars Express nel 2004 (quindi dall’orbita), ora il rilevamento fatto da Cutiosity è direttamente nel terreno.

Metano rilevato dalle sonde NASA in orbita marziana - Credits: NASA
Metano rilevato dalle sonde NASA in orbita marziana – Credits: NASA

Il metano (formula CH4) è un idrocarburo semplice presente su diversi corpi del Sistema Solare; si trova su quasi tutti i pianeti e su molte lune (da Giapeto, Titano ed Encelado di Saturno a Ariel, Oberon e Umbriel di Urano a Tritone di Nettuno, passando per la nostra Luna), ma è anche presente su corpi minori, come i nano pianeti Plutone ed Eris; anche la cometa di Halley e la cometa Hyakutake presentano tracce di mentano.

Non sorprende quindi la sua presenza sul pianeta rosso; quello su cui si vuole mettere l’accento invece, è il fatto che la presenza di questo elemento al suolo in un cratere come il cratere Gale visitato da Curiosity, che non ha un’attività di vulcanesimo, può far escludere con certezza che provenga da colate laviche. Ma allora quali attività possono averlo “messo” lì? Le ipotesi sono due: quella geofisica e quella biologica.

Schema dell'attivita che sviluppa metano nel cratere Gale - Credits: NASA/JPL-Caltech/SAM-GSFC/Univ. of Michigan
Schema dell’attività che sviluppa metano nel cratere Gale – Credits: NASA/JPL-Caltech/SAM-GSFC/Univ. of Michigan

Le prossime ricerche potranno orientarsi verso una strada con qualche incognita in meno, per rispondere alla domanda fondamentale: cosa produce questo tipo di molecole? Una risposta potrebbe darla la futura missione europea EXOMARS (partenza prevista per il 2018).

(Fonte: media.inaf.it )

2. Una nuova galassia entra a far parte del Gruppo Locale. Si chiama KKS 3, si trova a 7 milioni di anni luce dalla nostra Via Lattea ed è isolata. Fa parte del nostro Gruppo Locale, ovvero quell’insieme di galassie che sono gravitazionalmente legate fra loro. I maggiori esponenti del Gruppo Locale sono La Via Lattea, la Galassia di Andromeda e M33 nel Triangolo.

Ponendo la Via Lattea al centro nello schema, nella prospettiva dell'osservatore, la distribuzione delle galassie del Gruppo Locale è quella che vedere qui sopra.
Ponendo la Via Lattea al centro nello schema, nella prospettiva dell’osservatore, la distribuzione delle galassie del Gruppo Locale è quella che vedere qui sopra.

KKS 3 è davvero molto piccola se paragonata alla nostra galassia o a quella di Andromeda. Essa infatti è solo 1/10000 come popolazione stellare rispetto alla Via Lattea e questa popolazione è di fatto molto vecchia; pare infatti priva di stelle giovani e di gas tipici delle regioni HII ovvero le regioni con idrogeno ionizzato che si formano in prossimità di stelle molto giovani quando il gas viene stimolato dalla radiazione ultravioletta. Mancano anche le regioni di tipo HI ovvero quelle che possono essere comunemente chiamate nubi molecolari, formate da idrogeno neutro monoatomico che si rivelano indifferenti alla radiazione elettromagnetica (eccezion fatta per la banda dei 21 cm – 1420 MHz).

 

La galassia sferoidale KKS 3. Nel riquadro più piccolo è evidenziato un ammasso globulare che non è legato a KKS 3 ed è molto più vicino a noi rispetto alla galassia nana. - Credits: NASA
La galassia sferoidale KKS 3. Nel riquadro più piccolo è evidenziato un ammasso globulare che non è legato a KKS 3 ed è molto più vicino a noi rispetto alla galassia nana. – Credits: NASA

L’importanza della scoperta di queste galassie nane sferoidali è fondamentale in ambito cosmologico, in quanto attualmente il loro numero sembra essere sottostimato rispetto al modello standard. Attraverso però, la presenza sempre più costante di strumenti altamente sensibili, è possibile “stanarle”. Negli ultimi 10 anni sono state scoperte più di 30 di queste galassie nel gruppo di Andromeda e più di una dozzina attorno a M81 (sempre appartenente al Gruppo Locale).

(Fonte: sao.ru )

Dal Cosmo è tutto….CIELI SERENI

Francesca