UNA COMETA TRAVESTITA DA PLUTONE??

Secondo un recente studio, il cuore di Plutone potrebbe essere una gigantesca cometa.

I ricercatori sono arrivati alla nuova ipotesi sulle origini del pianeta nano, dopo aver osservato da vicino la zona di Sputnik Planitia fotografata dalla sonda New Horizons; si tratta del vasto ghiacciaio composto da azoto che costituisce il lobo sinistro del famoso “cuore” di  Plutone.

Plutone – Credits: NASA

Abbiamo trovato un’intrigante coerenza tra la quantità stimata di azoto all’interno del ghiacciaio e la quantità che ci si aspetterebbe se Plutone fosse formato dall’agglomerato di circa un miliardo di comete o altri oggetti della Fascia Kuiper con una composizione chimica simile alla cometa 67P,  esplorata da Rosetta“, ha detto in una dichiarazione Chris Glein, scienziato del Southwest Research Institute (SwRI) di San Antonio.

Tutti ricordiamo la missione Rosetta dell’ESA che ha orbitato vicino alla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko dal 2014 al 2016 e dove la nave madre in orbita ha anche lanciato un piccolo lander di nome Philae compiendo il primo atterraggio morbido sulla superficie di una cometa.

La 67P Churyumov Gerasimenko – Credits: ESA

Glein e il suo collega del SwRI, Hunter Waite, hanno avanzato l’idea del nuovo scenario di formazione del nano pianeta Plutone, dopo aver analizzato i dati di Rosetta e della missione New Horizons della NASA, che nel luglio 2015 effettuò un flyby con Plutone. I due ricercatori hanno anche avanzato alcune conclusioni sull’evoluzione del pianeta nano; il tutto è stato pubblicato online mercoledì 23 maggio 2018 sulla rivista Icarus.

La nostra ricerca suggerisce che l’impronta chimica iniziale di Plutone, potrebbe essere stato ereditato da blocchi di comete nella fase di aggregazione di Plutone, e che sia stato modificato chimicamente in seguito dall’acqua liquida, forse persino da un oceano sotto la superficiale“,  ha detto Glein.

New Horizons non solo ha mostrato all’umanità l’aspetto di Plutone, ma ha anche fornito informazioni sulla composizione dell’atmosfera e della superficie del nano pianeta. Le mappe dell’immagine più sotto – assemblate usando i dati dello strumento Ralph montato sulla sonda -, indicano regioni ricche di ghiaccio di metano (CH4), azoto (N2), monossido di carbonio (CO) e acqua (H2O)Sputnik Planitia mostra una firma particolarmente forte di azoto vicino all’equatore. Gli scienziati dello SwRI hanno combinato questi dati con i dati della cometa 67P, per sviluppare un modello di “cometa gigante” proposto per la formazione di Plutone.

I ricercatori avevano bisogno di capire non solo l’azoto presente su Plutone ora (sia nella atmosfera che nei ghiacciai), ma anche quanto dell’elemento volatile poteva potenzialmente fuoriuscire dall’atmosfera e nello spazio a distanza di milioni di anni. Avevano quindi bisogno di riconciliare la proporzione di monossido di carbonio in azoto per ottenere un quadro più completo. In definitiva, la scarsa abbondanza di monossido di carbonio su Plutone, indica o la sepoltura dello stesso nei ghiacci superficiali o la distruzione ad opera dell’acqua liquida.

Glein e Waite non stanno affermando di aver trovato definitivamente l’origine di Plutone; oltre al modello di cometa, gli scienziati hanno anche studiato un modello solare, con Plutone formato da ghiacci molto freddi che avrebbero avuto una composizione chimica più simile a quella del Sole.

Questa ricerca si basa sui fantastici successi delle missioni New Horizons e Rosetta per ampliare la nostra comprensione dell’origine e dell’evoluzione di Plutone“, ha detto Glein.

Le riprese della New Horizons hanno evidenziato le varie impronte chimiche – Credits:  NASA / Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory / Southwest Research Institute

Usando la chimica come strumento investigativo, siamo in grado di rintracciare certe caratteristiche che vediamo su Plutone oggi e che risalgono ai processi di formazione di molto tempo fa“, ha aggiunto Glein. “Questo porta a uno sguardo nuovo sul nano pianeta Plutone e alla sua ricchezza di elementi che meritano di essere studiati e la “storia della vita” di Plutone, che stiamo solo iniziando ad afferrare“.

La missione di Rosetta si è conclusa a settembre 2016, quando l’ESA ha indirizzato la sonda verso un atterraggio mirato sulla superficie della cometa 67P. Ma il lavoro di New Horizons, tuttavia, è tutt’altro che concluso. La sonda  della NASA sta accelerando per compiere un sorvolo con un piccolo oggetto della fascia di Kuiper conosciuto ufficialmente come MU69 2014 (e non ufficialmente col nome Ultima Thule). Questo incontro ravvicinato, che avverrà il 1 gennaio 2019, a circa 1,6 miliardi di chilometri oltre l’orbita di Plutone, sarà il fulcro della missione estesa di New Horizons.

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(Fonte: space.com e swri.org )