HUBBLE E LE FERMI BUBBLES

Già da cinque anni si conoscono i due immensi lobi (chiamati Fermi Bubbles) che si diramano in direzioni opposte dal centro della nostra galassia come due enormi bolle. L’origine ne è ancora sconosciuta, ma attraverso l’utilizzo dello Hubble Space Telescope e precisamente della camera Cosmic Origins Spectrograph (COS), si è potuto analizzare la bolla nord cercando di osservare dei quasar distanti.

Analisi della camera COS della luce del quasar filtrata dalla Fermi Bubble nord - Credits: NASA
Analisi della camera COS della luce del quasar filtrata dalla Fermi Bubble nord – Credits: NASA

Posta come un filtro fra noi e i 20 quasar analizzati, la Fermi Bubble a nord ha potuto essere misurata. Innanzi tutto si è potuto osservare la sua rotazione: come si vede nell’immagine qui sopra, usando la tecnica dell’effetto Doppler, la parte colorata in rosso è la parte della bolla in rotazione che si allontana da noi, mentre la parte blu è quella che si avvicina a noi durante la rotazione.

La Via Lattea vista dall'Indonesia - Credits: Justin Ng
La Via Lattea vista dall’Indonesia – Credits: Justin Ng

Una prima stima ci da’ la velocità della rotazione della bolla, che è davvero il caso di dirlo, ruota a una velocità astronomica: essa infatti si sposta a 3 milioni di km/h!!! I dati ci dicono anche che la bolla venne generata circa 2 milioni di anni fa e l’estensione di ogni bolla è di 30.000 anni luce. La banda dello spettro elettromagnetico entro cui queste bolle danno prova della loro esistenza è quella gamma (che ha portato alla loro scoperta), X e radio. quello che ora gli scienziati cercano di determinare è la massa del materiale espulso; questo dato permetterà di capire l’origine stessa delle Fermi Bubbles.

Attualmente sono due le possibilità: o una tempesta stellare dovuta alla nascita di una nuova stella o un’eruzione generata dal buco nero massiccio che alloggerebbe al centro della Via Lattea.

Il panorama della Via Lattea - ESO/S. Brunier
Il panorama della Via Lattea – ESO/S. Brunier

Secondo Andrew Fox dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, Maryland, ricercatore principale dello studio “Quando si guarda i centri di altre galassie, i flussi di materia espulsa appaiono molto più piccoli, perché le galassie sono più lontane. Ma le “nuvole” che stiamo vedendo sono solo a 25.000 anni luce di distanza da noi. Abbiamo un posto in prima fila. Siamo quindi in grado di studiare i dettagli di queste strutturePossiamo guardare quanto sono grandi le bolle e possiamo misurare quanto porzione del cielo ricoprono.

Che la loro natura fosse generata da un evento altamente devastante, è data dal fatto che la prima volta che vennero osservate le bolle fu con il telescopio Fermi Gamma-ray Space Telescope della NASA. Là dove c’è lampo gamma c’è energia!

Un’altra analisi importante fatta da COS è che sono stati rilevati elementi chimici quali il silicio, carbonio e alluminio; questo indica che il gas è arricchito dagli elementi pesanti prodotti all’interno delle stelle e rappresenta i resti fossili di una formazione stellareCOS ha anche misurato la temperatura del gas che forma le bolle, che è di circa 9.700° C . Risulterebbe quindi più freddo rispetto alla maggior parte dei gas super caldi registrati nei getti delle altre galassie che sono state osservate.

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Sempre secondo Fox: “Stiamo assistendo a gas freddo, forse gas interstellare nel disco della nostra galassia, che viene travolto dal getto caldo proveniente dal centroL’analisi del campione dei 20 quasar come un ago penetrante in un palloncino, passa attraverso la Fermi Bubble permettendo di analizzare la quantità di massa che viene espulsa. Gli astronomi possono quindi confrontare la massa del flusso con le velocità, in varie zone della bolla, per determinare la quantità di energia necessaria per guidare l’esplosione e successivamente poter verificare l’origine dell’evento esplosivo. Le bolle sembrano “giovani” rispetto all’età della Via Lattea, questo fa pensare a un evento ripetitivo che si ripresenta periodicamente. Ora bisogna solo determinare cosa lo produca….

(Fonte: hubblesite.org/ )

Varie ed eventuali.

1. Falcon 9 rinvio del lancio a venerdì 10 gennaio 2015 alle 10:47  (ora locale). Il vettore Falcon 9 della SapceX con a bordo la capsula Dragon è stato bloccato in rampa a pochissimi minuti dal lancio (per la precisione a 1 minuto e 21 secondi). Il volo previsto per le 12.20 (ora italiana) in Florida, è stato rinviato per problema riscontrato dal sistema nel secondo stadio del vettore Falcon 9. Il razzo deve portare in orbita la capsula Dragon carica di rifornimenti per la Stazione Spaziale, esperimenti e lo strumento Cats (Cloud-Aerosol Transport System) della NASA.

Falcon 9 della SpaceX in rampa - Credits: SpaceX
Falcon 9 della SpaceX in rampa – Credits: SpaceX

In questo particolare caso in oltre, si tenterà di recuperare il primo stadio del vettore in modo da poterlo riutilizzare. Questa virtuosa operazione di riciclo del razzo aiuterebbe a contenere i costi dei lanci spaziali. Essendo un’operazione complessa e mai tentata prima SapceX ha dato il 50% di probabilità di riuscita dell’operazione.

2. Il telescopio Kepler ci delizia con la sua ennesima meravigliosa scoperta: salgono a circa 1000 gli esopianeti scoperti e fra questi ce ne sono alcuni che sembrano avere caratteristiche che si avvicinano ulteriormente a quelle della nostra Terra e del sistema Terra/Sole.

Gli ultimi importanti pianeti rocciosi analizzati da Kepler - Credits: NASA
Gli ultimi importanti pianeti rocciosi analizzati da Kepler – Credits: NASA

Due dei pianeti appena convalidati, ovvero Kepler438b e Kepler442b, sono meno di 1,5 volte il diametro della Terra.

Kepler438b, si trova a 475 anni luce di distanza ed è il 12% più grande della Terra. Orbita intorno alla sua stella una volta ogni 35,2 giorni.

Kepler442b è estremamente distante infatti si trova a 1.100 anni luce da noi ed è il 33% più grande della Terra. Orbita intorno alla sua stella una volta ogni 112 giorni.

Questi due pianeti orbitano attorno a due stelle diverse e questi due astri hanno caratteristiche differenti rispetto al nostro Sole; esse sono infatti più piccole e più fredde della nostra stella.

La ricerca ha evidenziato non sol questi due candidati molto simili, ma ce ne sarebbero altri 6 (per un totale di 8) candidati pianeti rocciosi che si troverebbero fra 1 e 2 masse terrestri e alla giusta distanza dalla loro stella madre nella zona abitabile (quella fascia attorno a una stella entro cui l’acqua resta liquida).

(Fonte: astronomy.com )

Dal Cosmo è tutto…CIELI SERENI.

Francesca