LA MASSA CHE SI MUOVE NELL’OMBRA IN SGR A *

Lo scorso settembre, dopo anni di osservazione, un team di scienziati del Amherst College guidati dal professore di astronomia Daryl Haggard ha osservato e registrato il più grande flare nella banda dei raggi X  mai osservato prima ed esattamente in corrispondenza del probabile buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea.

I buchi neri supermassicci sono più grandi dei buchi neri nati dal collasso di una stella di grandi dimensioni e che non hanno ancora “mangiato” abbastanza da aumentare la loro massa e di conseguenza la loro forza attrattiva. Si pensa che tutte le grandi galassie hanno uno di questi giganti nel loro cuore. La zona al centro della Via Lattea è chiamata SagittariusA * (o, Sgr A *, come viene abbreviato), e gli scienziati stimano che il cuore sia costituito proprio da un buco nero dalle ragguardevoli dimensioni: valutate in circa quattro milioni e mezzo di volte la massa del nostro Sole. Gli scienziati che si sono dedicati a questa ricerca, hanno lavorato con il Telescopio Chandra, osservando Sgr A * ripetutamente da quando il telescopio è stato lanciato nello spazio nel 1999. Haggard e colleghi stavano originariamente utilizzato Chandra per vedere se Sgr A * avrebbe consumato la nube di gas, conosciuta come G2.

Le varie posizioni della G2 dal 2003 al 2012 - Credits: Keck/UCLA
Le varie posizioni della G2 dal 2003 al 2012 – Credits: Keck/UCLA

Secondo Haggard: “Purtroppo, la nube di gas G2 non ha prodotto i fuochi d’artificio che speravamo quando è arrivata vicino a Sgr A * tuttavia, la natura spesso ci sorprende e abbiamo visto qualcosa che è stato davvero emozionante.” 

Haggard e il suo team, hanno rilevato un’esplosione di raggi X lo scorso settembre, che era 400 volte più luminosa di quelle che finora si sono registrate in Sgr A *. Questo megaflareera quasi tre volte più luminoso del precedente detentore del record, che è stato visto nei primi mesi del 2012. Una seconda grande fiammata di raggi X, 200 volte più luminosa di Sgr A * nel suo stato di quiete, è stato osservato con Chandra il 20 ott 2014 .

Haggard e il suo team hanno due idee principali su ciò che potrebbe essere la causa per le emissioni così estreme di  Sgr A * . Un’ipotesi è che la gravità del buco nero supermassiccio ha lacerato un paio di asteroidi che vagavano troppo vicino. I detriti hanno ruotato per poco attorno all’ orizzonte degli eventi” prima di scomparire per sempre inghiottiti dal buco nero e lasciare dietro di se una poderosa vampata ai raggi X

Un’altra, diversa idea è che le linee del campo magnetico all’interno del materiale che fluisce da Sgr A * , essendo confinati in un ambiente stretto, potrebbero (come già osservato sul Sole) di tanto in tanto, riconfigurarsi. Quando questo accade, la loro energia magnetica viene convertita in energia di movimento, in calore e in accelerazione di particelle.

 

Moto delle stelle in un raggio di 0,02 parsec attorno a una massa invisibile nel centro della Via lattea. Gli spostamenti sono stati tracciati nell'arco di 13 anni - Credits: A. Ghez.
Moto delle stelle in un raggio di 0,02 parsec attorno a una massa invisibile nel centro della Via Lattea. Gli spostamenti sono stati tracciati nell’arco di 13 anni – Credits: A. Ghez.

Oltre ai flares giganti, Haggard e il suo team ha anche raccolto dati in più su una magnetar – una stella di neutroni con un forte campo magnetico situato vicino a Sgr A *. Questa magnetar è in fase di esplosione e risulta ben osservabile nella banda ai raggi X; i dati di Chandra stanno permettendo agli astronomi di capire meglio questo oggetto insolito.

Per quanto riguarda il G2, gli astronomi stimano che la nube di gas ha fatto il suo massimo avvicinamento  circa 15 miliardi di chilometri di distanza dal bordo del buco nero nella primavera del 2014. I ricercatori stimano che possano essere stati prodotti brillamenti X circa un centinaio di volte più vicino al buco nero.

(Fonte spaceref.com )

Varie ed eventuali.

1. Un meraviglioso video che prende spunto dalla ricostruzione fatta da una stampante 3D secondo, le indicazioni date dal ricercatore postdoc della NASA Thomas Madura. Esso ricostruisce il complesso comportamento della binaria Eta Carinae e il moto della materia sottoposta al vento stellare dei due astri che la formano.

Eta Carinae è lontana da noi 7500 anni luce, è un sistema formato da due stelle che ruotano con uno dei due fuochi dell’ellisse in comune. La più piccola delle due è di 30 masse solari, mentre la più grande è 90 masse solari.

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La più grande delle due stelle compagne, produce un vento stellare denso e “lento” (1,6 milioni di km/h) per un equivalente di materia trasportata pari a 1 Sole ogni 1000 anni. L’altra stella, la compagna piccola, ha un vento più rarefatto, ma sei volte più veloce rispetto alla stella primaria. Le due stelle ruotano l’una rispetto all’altra con un periodo di periastro pari a 5,52 anni.

Comparazione fra il modello e la foto di Eta Carinae - Credits: NASA
Comparazione fra il modello e la foto di Eta Carinae – Credits: NASA

2. Una bellissima foto, ci mostra nel dettaglio e con una panoramica completa, la complessa e meravigliosa costellazione dell’Orione.

Costellazione dell'Orione - Credits: NASA
Costellazione dell’Orione – Credits: NASA

Molto estesa e facilmente riconoscibile nei nostri cieli da novembre a maggio, l’Orione porta con se ben 130 stelle visibili a occhio nudo. Al suo interno, inoltre, si celano oggetti dalle peculiarità e caratteristiche uniche e affascinanti. Per citarne alcune: la nebulosa Testa di Cavallo, la nebulosa M42 (l’unica nebulosa visibile a occhio nudo, distante da noi 1270 anni luce e luogo di nascita di numerose stelle), la gigante rossa Betelgeuse (una stella variabile semiregolare con periodo fra i 150 e i 300 giorni), la stella blu supergigante Rigel (la principale della costellazione che è di fatto una stella binaria).

Dal Cosmo è tutto…CIELI SERENI.

Francesca