I FONDALI DEI NOSTRI OCEANI COME LIBRI DI STORIA COSMICA

Un team di ricerca ha analizzato campioni di fondali marini terrestri, con rocce estratte nel 1976 a più di 4800 metri di profondità e quello che ne ha dedotto è stato un ribaltamento della teoria fino qui accreditata in merito alle supernove.

Lo studio verteva ad analizzare la quantità di metalli pesanti depositatisi sulla Terra nel corso di 25 milioni di anni; Anton Wallner del Research School of Physics and Engineering at The Australian National University e autore dello studio, ha affermato che: “sono presenti molto meno elementi pesanti, come il plutonio e l’uranio, di quanto abbiamo ipotizzato in precedenza“.

La stella Sanduleak esplode in una devastante deflagrazione a febbraio del 1987 diventato una supernova
La stella Sanduleak esplode in una devastante deflagrazione a febbraio del 1987 diventato una supernova

La teoria riguardante le stelle di grande massa che muoiono in una gigantesca deflagrazione diventando così delle supernove, dice che nell’atto dell’esplosione vengono liberati i materiali pesanti prodotti dalla stella. Fra questi si trovano elementi metallici come piombo, oro e argento. Vengono anche prodotti elementi importantissimi per la vita così come la conosciamo sulla Terra, elementi quali ferro, lo iodio e il potassio. Circa la metà di tutti elementi esistenti in natura e più pesanti del ferro, sono generati in ambienti esplosivi stellari.

Nebulosa del Granchio formatasi dall'esplosione di una stella diventata supernova nel 1054 d.C. - Credits: Hubble/NASA/ESA
Nebulosa del Granchio formatasi dall’esplosione di una stella diventata supernova nel 1054 d.C. – Credits: Hubble/NASA/ESA

Fra gli elementi analizzati ci sono anche quelli radioattivi come l’uranio e il plutonio-224 (244 Pu). Proprio quest’ultimo ha dato i risultati più inaspettati. Come il carbonio-14 che ha un periodo di decadimento lungo e quindi viene utilizzato per datate gli elementi organici, il plutonio-224 (con il suo periodo di decadimento di 81 milioni di anni) è stato usato per datare le rocce in quanto è un ottimo orologio radioattivo.

Secondo Wallner, la quantità di plutonio-224 riscontrata nella polvere dei fondali marini del Pacifico, è risultata 100 volte inferiore al previsto. La zona di estrazione dei materiali analizzati, è stata scelta per la sua stabilità nei fondali, lontano quindi da attività di vulcanesimo o da zone altamente sismiche.

Campione di crosta terrestre composto principalmente da ferro e manganese,  con uno spessore di 25 cm, risalente al 1976 e proviente dall’Oceano Pacifico ( profondità 4830 m). Si possono vedere alcune parti utilizzate per questo studio: gli strati 1-4 di idrogenati e lo strato X di origine idrotermale, che ha cominciato a crescere circa 65 milioni di anni fa. -  Credits: A. Wallner et al. 2015
Campione di crosta terrestre composto principalmente da ferro e manganese, con uno spessore di 25 cm, risalente al 1976 e proviente dall’Oceano Pacifico ( profondità 4830 m). Si possono vedere alcune parti utilizzate per questo studio: gli strati 1-4 di idrogenati e lo strato X di origine idrotermale, che ha cominciato a crescere circa 65 milioni di anni fa. – Credits: A. Wallner et al. 2015

La foto qui sopra la potete trovare a una risoluzione maggiore a questo link.

Secondo il dottor Wallner: “Sembra che le supernovae non siano una fonte di elementi pesanti. Per la formazione di questi elementi si dovrebbe pensare a questo punto, a esplosioni più potenti, come la fusione di due stelle di neutroni. Il fatto che gli elementi pesanti come il plutonio, oppure l’uranio e torio siano presenti nel mondo, suggeriscono che un’esplosione deve essere avvenuta proprio nelle vicinanze del nostro Sole quando questi elementi si stavano formando. Elementi radioattivi sul nostro pianeta, in particolare l’uranio e il torio, danno un sacco di calore che muove i continenti. Forse altri pianeti non hanno lo stesso motore termico al loro interno.”

La fonte della notizia la trovate a questo link ed è davvero dettagliata e molto tecnica, ma anche molto interessante.

Varie ed eventuali.

1. La sonda New Horizons inizierà domenica 25 gennaio una serie di scatti fotografici che riprenderanno l’avvicinamento a Plutone. La sonda sarà alla sua minima distanza dal sistema plutoniano a metà luglio di quest’anno 2015. Dopo aver viaggiato per nove anni nel Sistema Solare fra i pianeti, ora la sonda è prossima all’approccio con il capostipite dei pianeti nani.

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2. La sonda Rosetta ci offre una meravigliosa e affascinante immagine della cometa 67P Churyumov/Gerasimenko con una serie di scatti mozzafiato.

Rosetta immortala un dettaglio della 67P da 8 km di distanza - CreditS: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
Rosetta immortala un dettaglio della 67P da 8 km di distanza – CreditS: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
La 67P fotografata il 16 gennaio 2015 - Credits: ESA/Rosetta/NAVCAM – CC BY-SA IGO 3.0
La 67P fotografata il 16 gennaio 2015 – Credits: ESA/Rosetta/NAVCAM – CC BY-SA IGO 3.0

Per avere una carrellata completa e costantemente aggiornata, consiglio di andare sull’album Flikr di Rosetta a questo link e di godersi le immagini postate. Una vera meraviglia!!!

Dal Cosmo è tutto….CIELI SERENI

Francesca