PARTENZA SOYUZ – LA COMETA McNAUGHT C/2009 R1 – RITORNO DI HAYABUSA – NUBI DI IDROGENO NELLA VIA LATTEA – TITANO

Nuovi arrivi sulla ISS!!!

Sono partiti il 15 giugno 2010 gli astronauti Douglas H. Wheelock, Fyodor Yurchikhin (il comandante) e Shannon Walker (membri della Expedition 24), che subentrano a Soichi Noguchi, T.J. Creamer e Oleg Kotov sulla ISS. Due giorni dopo il lancio dal Cosmodromo di Baikonur la capsula ha attraccato alla stazione spaziale.

Il lanciodella Soyuz TMA 19 con l'Expedition 24 - copyright Roscosmos
Il lancio della Soyuz TMA 19 con l'Expetidion 24 il giorno 15 giugno 2010 - copyright Roscosmos

Ecco il video della partenza

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ed ecco il video dell’attracco alla ISS.

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A volte passano.

In questi giorni, “verra’ a trovarci” la cometa McNaught (siglata come C/2009 R1); fino al 25 giugno sara’ possibile vedere la chioma della cometa stagliarsi nel cielo del primo mattino. Nei giorni 15/16 giugno la cometa ha raggiunto il punto di massima vicinanza alla Terra (169 milioni di km) e ora prosegue verso il Sole per giungere al perielio, “circumnavigare” il nostro astro e tornare indietro! Si stima che nei prossimi giorni potrebbe arrivare a una magnitudine di +2, cio’ la renderebbe visibile a occhio nudo in condizioni di cielo libero da nubi e luci artificiali!

Cometa McNaught - Crediti: Rich Richins
Cometa McNaught C/2009 R1 - Crediti: Rich Richins

Tra il 25 e fino al 30 giugno girera’ attorno al Sole e da luglio sara’ un corpo celeste visibile la sera. Intorno al 2 luglio ci sara’ probabilmente il massimo della sua luminosita’, ma la sua vicinanza al Sole ,pero’, la rendera’ poco visibile, tranne che per i fortunati della zona dell’Isola di Pasqua e la Polinesia Francese dove si verifichera’ un’eclissi totale di Sole e quindi la McNaught dara’ il meglio di se. (Fonte: Coelum.com)

Hayabusa: il ritorno del falco!

La capsula sganciata da Hayabusa e precipitata nel deserto di Woomera in Australia -Credits: JAXA
La capsula sganciata da Hayabusa e precipitata nel deserto di Woomera in Australia - Credits: JAXA

La piccola sonda Hayabusa, con il suo (forse) prezioso carico e’ rientrata sulla terra e ha sganciato la capsula contente materiale che dovrebbe aver prelevato dall’asteroide Itokawa. Come gia’ accennato in precedenza in questo blog, e’ doveroso usare il condizionale fino al momento in cui il carico non verra’ prelevato e analizzato dagli specialisti della JAXA (l’Agenzia Spaziale Giapponese). Vi richiamo quindi alla pagina di questo blog a questo link che spiega le vicissitudini della sonda.

La piccola capsula, atterrata in Australia, ha la ridotta dimensione di 40 cm di diametro e i tecnici che l’hanno recuperata, a una prima analisi, ne hanno verificato il “perfetto” stato. Questa prima analisi visiva era fondamentale, in quanto la capsula, benchè dotata di scudo termico, ha viaggiato a 43.000 km/h mentre rientrava nell’atmosfera terrestre.

La capsula dopo l'atterraggio - Credits JAXA
La capsula dopo l'atterraggio - Credits: JAXA

Ora il tutto si trova presso i laboratori della JAXA per analizzarla in un ambiente completamente sterile e incontaminato per non falsare gli esiti degli esami. A questo link potete trovare il video del rientro della capsula e la disintegrazione della sonda Hayabusa che non si e’ riusciti a recuperare come previsto originariamente: questa infatti, secondo i piani, avrebbe dovuto sganciare la capsula e proseguire la sua corsa verso “nuovi orizzonti”, ma il “falco” era troppo malridotto e così la si è lasciata entrare in atmosfera facendole gloriosamente termianre la sua esistenza in una incredibile fiammata da bolide artificiale! (Fonte: AstroWorld)

Nubi di idrogeno nella Via Lattea!

Rappresentazione artistica delle nubi di idrogeno sopra il piano galattico
Rappresentazione artistica delle nubi di idrogeno sopra il piano galattico. Il puntino giallo e' il nostro Sole. - Credits: Bill Saxton, NRAO/AUI/NSF

Un team di astronomi americani ha cercato di dare un senso alla provenienza e al ruolo delle abbondanti nubi di idrogeno che si annidano nella nostra galassia. Le zone studiate sono poste in due differenti punti della nostra galassia a una distanza compresa fra 400 e 15000 anni luce oltre il piano della Via Lattea e sotto all’alone galatitco. Nell’analisi pero’, e’ stato osservato che una di queste zone era di molto oltre la distanza prevista e si e’ notato che la sua posizione e’ in corrispondenza della barra centrale della nostra spirale (ricordo che la Via Lattea e’ una spirale barrata di tipo b), proprio la dove la barra incontra uno dei bracci della nostra spirale. Questa zona e’ sede di nuove formazioni stellari, quindi sede di venti stellari e di esplosioni di supernova; questo ha spinto via queste nubi di idrogeno, piu’ lontano rispetto alle altre.

Rappresentazione artistica della Via Lattea - Credits: Nick Risinger
Rappresentazione artistica della Via Lattea - Credits: Nick Risinger

L’importanza di queste nubi e’ data dal fatto che provengono dal disco galattico e la loro analisi e comprensione del moto proprio ci aiuta a capire l’evoluzione dell’intera Via Lattea. Gia’ ci sono stime che ci permettono di avere dei dati di partenza: infatti sappiamo che la massa media di queste nubi e’ di circa 700 masse solari; le dimensione sono tendenzialmente variabili, ma la media e’ attono ai 200 anni luce. Queste stime medie sono state ricavate dallo studio di 650 nubi nelle due diverse regioni della Via Lattea. (Fonte: NRAO/NSI/AU)

Titano, l’esotica luna di Saturno dove ci si ciba di metano.

Importanti risultati arrivano dall’analisi dei dati trasmessi a terra dalla sonda Cassini che sta esplorando Saturno con le sue lune da 12 anni. Titano e’ la piu’ importante luna del sistema, grazie anche alla sua atmosfera che circonda il pianeta. Sappiamo ormai che i laghi che si trovano sulla superficie sono composti principalmente di metano.

I laghi di Titano - Credits: NASA
I laghi di Titano. Immagine in falsi colori. - Credits: NASA

Dalla recente analisi dei dati, si pensa di poter anche prendere in considerazione l’ipotesi di forme di vita basilari che abitano la luna di Saturno e che respirano idrogeno e consumano acetilene. Se l’ipotesi fosse confermata allora possiamo dire che gli alieni esistono, sono diversi da noi e che non sono neanche tanto lontani dalla Terra! 🙂

Scherzi a parte, tale affermazione potrebbe sembrare un’esagerazione, il fatto e’ che data la composizione del pianeta (abbonadanza di metano), sia l’idrogeno che l’acetilene dovrebbero trovarsi distribuiti uniformemente in tutto il satellite e invece dalle analisi non e’ cosi’! O c’e’ una forte anomalia su Titano che andra’ scoperta e analizzata o “qualcuno/qualcosa” usa queste due sostanze per mantenersi in vita!!! Forme come queste sono state fin’ora ipotizzate, ma una base di verita’ la troviamo nei microrganismi che albergano nelle zone terrestri dove e’ presente il metano. Ricordiamo che su Titano la temperatura e’ di circa -180 °C e quindi l’eventuale presenza di acqua sarebbe soltanto allo stato solido (ma di acqua sulla superficie di Titano pare non essercene).

Titano - Credits: NASA
Titano e l'alone blu dell'atmosfera che lo circonda, molto simile al profilo della nostra Terra! - Credits: NASA

Le analisi che hanno portato a pensare a una forma di vita, sono state determinate dal fatto che l’idrogeno presente nell’alta atmosfera di Titano scompare man mano che ci si avvicina alla superficie del satellite (come se qualcuno lo prendesse una volta giunto a portata di mano)! Uno dei ricercatori che ha portato avanti lo studio dei dati della Cassini, Darrell Strobel della Johns Hopkins University di Baltimora, assolutamente esclude l’ipotesi di “sacche” nel terreno che assorbano l’idrogeno. E’ anche incerta l’ipotesi di un minerale catalizzatore che assorba l’idrogeno e l’acetilene e rilasci metano, questo perche’ si tratterebbe di un minerale nuovo, sconosciuto sulla Terra. Inoltre l’acetilene dovrebbe ricadere sulla superficie del satelite a seguito dell’interazione della luce del Sole con alcune sostanze dell’atmosfera, ma sulla superficie, le tracce di acetilene (cercate con lo strumento a infrarosso montato sulla Cassini) paiono non esserci!!! Ma non e’ tutto: lo spettrometro della Cassini ha rilevato l’assenza di ghiaccio d’acqua sulla superficie di Titano, al contrario ci sarebbe la presenza di benzene e di altro materiale, che sembra essere un composto organico che gli scienziati non sono ancora stati in grado di identificare. Ovviamente in questi casi le spiegazioni scientifiche non biologiche dei fenomeni di Titano vengono prese in cosiderazione per prime, se tutte verranno scartate, si potra’ pensare di prendere in esame la spiegazione biologica che ci permetterebbe di capire alcune dinamiche dalla vita ai suoi primordi.

Titano vista dall'alto - Credits NASA
Titano: fiumi sulla superficie - Credits: NASA

Gli esperti pensano che quello che sta capitando su Titano (se mai sia imputabile a microrganismi a base metano), non sia poi tanto diverso da quello che successe alla neonata Terra, quando gli unici ad abitare questo desolato pianeta erano organismi unicellulari che si comportavano, biologicamente parlando, in modo molto diverso dalla vita che ora domina questo pianeta. (Fonte: JPL/NASA)

Dal Cosmo e’ tutto………

Francesca