VESTA, L'INCLASSIFICABILE EMBRIONE PLANETARIO

Il corpo celeste denominato Vesta, è un oggetto molto particolare e affascinate. Scoperto nel 1807  dal tedesco Olbers, il nome fu scelto da Gauss (per volontà dello stesso Olbers). Vesta si trova nella fascia pincipale degli asteroidi (quella compresa fra Marte e Giove) ed è (in quella zona) il secondo in ordine di grandezza.  La sua composizione è particolare, questo ci ha permesso di classificare i meteoriti, a cui si è potuto dare una provenienza, che fossero proprio dei frammenti “staccatisi” da Vesta a seguito di un forte impatto che ha scagliato detriti nello spazio. Ma non uno, bensì una serie di analisi su altri meteoriti hanno permesso di catalogarli come provenienti da Vesta e si tratta di ben 200 pezzi! Un caso davvero unico (ometterei il raro )….

Vesta - Credits: NASA
Vesta - Credits: NASA

Proprio in questi giorni ci sono delle news che arrivano da Vesta: si sta dibattendo infatti sulla natura di questo oggetto che molti faticano a chiamre “solo” asteroide! La sua struttura interna infatti, lo porta a essere molto, molto “simile” alla struttura di un pianeta come Venere, Marte o la nostra Terra, che non la greve e rozza aggregazione di un comune asteroide…(i fans degli asteroidi non me ne vogliano a male!!)

Vesta infatti, è composto da un nucleo, un manetello e una crosta di rivestimento; questo lo differenzia moltissimo da tutti i “detriti” nel quale è immerso e che compongono gran parte della fascia prinacipale. Si suppone che il nucleo sia formato da ferro e nickel, il mantello abbia come componente primaria l’olivina e che la crosta sia formata da roccia basaltica. Tutta questa complessa struttura lo avvicina più a un pianeta che a un asteroide.

I processi geologici che hanno interessato Vesta sono molti e complessi (compreso uno stadio in cui la superficie si pensa fosse ricoperta di magma, un intero oceano di lava basaltica fusa), anche questo contribuisce a frapporla a metà strada fra un asteroide e un pianeta, ma molto più vicino a quest’ultima fase che non all’altra.

Vesta - Credits: NASA
Vesta - Credits: NASA

Nonostante tutta questa sua vicinanza alla morfologia di un pianeta, Vesta non è considerato alla stregua di Plutone, Eris o Cerere che sono i principali rappresentanti della categoria dei pianeti nani. Ma…c’è un ma per questo povero e unico oggetto: non può nemmeno essere il capostipide di una categoria come i pianeti minori, la cui compagnia conta ben 540.000 oggetti con catatteristiche comuni alle sue.

Le nuove osservazioni (grazie anche al telescopio spaziale Hubble) ci hanno insegnato negli anni, che Vesta non può rientrare nemmeno in questa vasta categoria di “simil” pianeti…non resta che una possibilità! L’ipotesi più plausibile è che questo oggetto sia l’embrione di un pianeta, che a causa di determinati eventi che hanno giocato a suo sfavore, non ha potuto completare la sua evoluzione diventando un pianeta vero e proprio. L’interferenza gravitazionale dell’enorme Giove, la mancata fusione con un altro corpo di pari grandezza nelle primissime fasi della sua aggregazione e un probabile scontro con un altro oggetto di massa discreta (ma di molto inferiore a Vesta) quando il corpo celeste ormai era già “corazzato” da una crosta basaltica, hanno bloccato la crescita di questo corpo, che ora potrebbe rivestire il ruolo di protopianeta, quello che anche la nostra Terra potrebbe essere stata, in una fase di aggregrazione e di accrescimento della materia.

“Questo grumoso protopianeta, è sopravvissuto al bombardamento della fascia degli asteroidi per oltre 4,5 miliardi di anni; ciò ha reso la sua superficie forse la più antica superficie planetaria del Sistema Solare! Studiando Vesta, avremo un’idea più precisa dell’origine del nostro Sistema Solare.” ha detto che Christopher Russell, ricercatore a UCLA.

rappresentazione artistica di Dawn in avvicinamento a Vesta - Credits McREL/NASA
Rappresentazione artistica di Dawn in avvicinamento a Vesta - Credits McREL/NASA

Quando la sonda Dawn, della NASA raggiungerà Vesta nel luglio di quest’anno 2011, lo farà osservando per primo il Polo Sud, dove si trova un’importante cratere di 460 km di diametro (ovvero l’80% del diametro dell’intero protopianeta), questo permetterà alla sonda di analizzare i differenti strati che compongono le parti superficiali della crosta di Vesta. La sonda farà molte misurazioni, compresi i dati ad alta risoluzione su composizione superficiale, la topografia e la consistenza.

“Abbiamo progettato la nostra missione per ottenere il massimo da questa opportunità e infine, poter rivelare i segreti emozionanti di questo inesplorato mondo esotico.” ha detto Marc Rayman, ingegnere capo di Dawn (JPL/NASA, Pasadena). (Fonte: science.nasa.gov)

Alcune brevi notizie.

Prosegue la preparazione dello Shuttle Endeavour la cui ultima partenza è prevista per il 19 aprile 2011 (ore 1.48 del mattino del 20 aprile in Italia). A questo link potete trovare una interessante retrospettiva di questa navetta e della sua onorata carriera.

Nel frattempo per la navetta Discovery è iniziato lo smontaggio, un’interessante articolo di Luigi Morielli dal sito AstroWorld, vi spiega il futuro di questa navetta.

Ecco per gli appassionati della fotografia astronomica e degli eventi celesti, la consueta rassegna del cielo del mese (di aprile) a opera dell’Osservatorio Astronomico Comunale G.D. Cassini – Perinaldo (IM).

Dal Cosmo è tutto…..

Francesca